lunedì 1 marzo 2010

Roberto Mancini, la differenza


Con l'arrivo del mese di marzo, è iniziato il conto alla rovescia alle competizioni elettorali.

Per prepararsi al meglio, il Pd ha fatto di tutto per dimostrare la sua allergia a chi si dichiari di sinistra. Inoltre, è riuscito abbastanza bene a farci capire che non solo non ha un'idea di sinistra, ma che non ha più neanche un'idea sua. E dove ha potuto, si è svenduto senza rimorsi a un partito come l'Udc. Basti pensare al suo comportamento in Puglia dove, per accontentare il partito di Casini, sembrava considerare l'appoggio a Nichi Vendola pari alla firma di un piano quinquennale sovietico.

I partiti di sinistra, invece, hanno comportamenti altalentanti.
Da un lato c'è il progetto di unirsi per continuare a dare un contributo alla democrazia e offrire una politica diversa, appunto di sinistra. E' il caso delle Marche, dove la Federazione della sinistra, insieme a Sinistra ecologia e libertà (unico caso in Italia), propone Massimo Rossi, in contrapposizione a Spacca.
Dall'altro, si è pronti a cedere a un'unione con le forze centriste. Basti pensare al fatto che Sel si è alleata al Pd in tutta Italia. In alcune di queste regioni significa stare anche con l'Udc. Eccetto che nelle Marche e in Puglia. In molti casi, anche la Federazione della Sinistra appoggia il Pd ed entra nell'alleanza con l'Udc (come in Piemonte, con un accordo tecnico, e in Basilicata).

Mi interessa cosa succede a sinistra e vorrei parlarne partendo dalla mia città, Senigallia.
Ieri è stata presentata la coalizione che appoggia Roberto Mancini. Le liste sono tre: Rifondazione Comunista, il Comitato promotore e la lista che raccoglie Alleanza per l'Italia e il Partito Socialista.
Il Pd ha un suo candidato: Maurizio Mangialardi, delfino del sindaco uscente, Luana Angeloni, che ha governato la città per 10 anni. E' sostenuto dall'Italia dei valori, dai Repubblicani, da una lista civica (Vivi Senigallia) e da La città futura, una lista che raccoglie Comunisti Italiani, Verdi e Sel.

A Senigallia, dunque, c'è una sinistra spaccata. Forse perché non è stata condivisa la voglia di fare una politica diversa, slegata dal Pd. Perché Pdci e Sel non hanno seguito la strada che hanno preso per le regionali: quella di uscire dalla coalizione con il partito di Bersani e appoggiare un candidato diverso. Perché, forse, qualcuno pensa ancora che si possa influenzare il Pd standoci insieme. E declina la responsabilità di opporgli una politica diversa, altra.

Al di là di questo, bisogna prendere atto del fatto che una parte della sinistra senigalliese ha scelto quella politica. Tra le cui ultime perle si può ricordare:
  • la distruzione di un ex campo di concentramento (le ex colonie Enel) e della fabbrica Sacelit-Italcementi per fare costruire albreghi, residence e appartamenti il cui prezzo al metro quadro sarà di qualche migliaio di euro, di contro all'abbandono dell'edilizia pubblica;
  • la realizzazione di una strada (la complanare) a spese dei cittadini che si stanno vedendo espropriare case e terreni, dell'ambiente e della qualità dell'aria che si respirerà.
Le persone e i cittadini che sostengono Roberto Mancini hanno capito che questa politica non può portare a niente di positivo e credono ancora che le parole abbiano un significato che non può essere travisato o raggirato. Per esempio, pensano che la tutela del territorio non possa essere svenduta alle grandi opere di stile berlusconiano; che l'edilizia da realizzare sia quella pubblica; che Politica significhi partecipazione degli abitanti e non potere di pochi.

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