venerdì 15 ottobre 2010

Saviano vede Israele?


Riporto la bella lettera scritta da Caterina Donattini, che si trova in un campo profughi palestinese, a Roberto Saviano che qualche giorno fa, precisamente il 7 ottobre, ha partecipato alla manifestazione a Roma "Per la verità! Per Israele!". Un'iniziativa organizzata da Fiamma Nirenstein, deputata del Pdl e colona che vive in Israele nella colonia illegale di Gilo, il cui recente ampliamento è stato condannato dall'Onu. Una manifestazione su cui sono intervenuti anche gli ebrei che si dichiarano contro l'occupazione con un loro documento. (Qui trovate tutti quelli che hanno aderito: http://www.fiammanirenstein.com/articoli.asp?Categoria=6&Id=2431).
In questa manifestazione Saviano ha parlato di Israele come di "una democrazia sotto assedio".

"Caro Roberto,

ti scrivo da un uno dei molti campi profughi palestinesi del Medio Oriente, la vera verità di Israele, le sue fondamenta... Ti scrivo da Yarmuk, in Siria, dove mi trovo ora. I Palestinesi che vivono qui sono l'immagine vivente dell'ospitalità di Israele, che tu hai lodato qualche giorno fa.

Perché 100mila palestinesi sono qui ammassati e non nelle loro belle case di Haifa, Salfid, Nablus, Gerusalemme? Ti scrivo oggi, ma avrei voluto farlo da tempo, da quando cioè hai iniziato a pronunciarti su un argomento fisicamente lontano alla camorra ma pur sempre vicino a tematiche universali quali la giustizia e l'onore delle persone che desiderano vivere in giustizia: Israele.

Il 7 Ottobre scorso hai esplicitato le tue idee in proposito durante il discorso all'evento promosso da Fiamma Nirestein, Verità per Israele. Hai parlato di Tel Aviv quale città di tolleranza. Hai parlato di Israele quale accogliente democrazia sotto assedio. Ciò mi ha molto colpito, davvero non capisco come un intellettuale del tuo spessore possa pronunciarsi senza essersi prima documentato.

Ho vissuto in Palestina fino al luglio scorso, dal mio balcone potevo osservare i confini di Gilo, uno degli insediamenti illegali condannati dal diritto internazionale, quello dove la Signora Nirestein, tua ospite, pare abbia comprato una casa. Quei confini si espandevano sotto i miei occhi mentre leggevo il tuo libro, Gomorra, apprezzandone infinitamente la scrittura e la passione intrinseca. Quella stessa passione aveva condotto me in Palestina. Lo stesso desiderio di fare chiarezza, dire al mondo la verità, scoprire il vero significato dell'onore, di cui tu stesso parli spesso: "Spingersi ad agire indipendentemente dalle conseguenze per il solo fatto di credere che esistano delle cose che hanno un valore universale ed è impossibile rinunciarvi a qualunque costo e soprattutto indipendentemente dalle conseguenze". Quell'onore io l'ho visto incarnarsi negli occhi di N. quando rinunciava a collaborare con gli Israeliani e per questo condannava la figlia a rimanere senza cure ospedaliere, questo onore l'ho visto negli occhi di A. quando arrivava a lezione sanguinante dopo essere stato picchiato selvaggiamente ad un check point, quell'onore è dei ragazzini che tirano pietre contro soldati armati di tutto punto. L'onore di un popolo che resiste contro una forza occupante e contro un progetto coloniale che ha molte similitudini con quello dell'Apartheid Sudafricana. L'onore di chi lotta per i propri diritti, riconosciuti da molteplici dichiarazioni delle Nazioni Unite, dalla Corte Internazionale di Giustizia, dalla Comunità Europea.

Qual è l'onore di Israele? Qual è l'onore di un progetto coloniale che ha causato 7 milioni di profughi, 8000 prigionieri politici (di cui 305 bambini secondo quanto documentato da Defence for Children International), che ha trasformato un paese in un formaggio groviera, scavando sotto i piedi della popolazione tunnel e autostrade per soli ebrei, costruendo sulle pendici delle colline insediamenti illegali per soli ebrei, bloccando le strade che portano i contadini palestinesi ai propri campi e alle loro case, che ha sradicato come carote uliveti millenari? Non sto mentendo Roberto, ogni cosa che dico è stata selvaggiamente documentata, selvaggiamente ed inutilmente, a quanto pare. Uno dei maggiori successi della propaganda israeliana è l'oscuramento della realtà storica e politica dell'occupazione del territorio palestinese da parte di Israele. Quando dici che Israele è un paese accogliente dovresti infatti pensare ai 7 milioni di profughi palestinesi nel mondo che non hanno beneficiato di tale generosità. Quando definisci Israele una democrazia dovresti sapere che un cittadino israeliano arabo non ha gli stessi diritti, quando si sposa o compra casa, di un cittadino ebreo. Dovresti interrogarti sulla contraddizione insita all'espressione con cui Israele stesso si definisce: Stato Ebraico e Democratico. Chi non è ebreo beneficerà di tale democrazia?

Dovremmo infine tutti interrogarci sulla storia di Israele, quando ci avventuriamo a descriverne la verità. Tale storia ci narrerà gli eventi della pulizia etnica perpetratasi a danno del popolo indigeno palestinese, dal 1948 fino ad oggi. Diversi storici israeliani hanno documentato questa realtà: Ilan Pappe, Avi Shleim, Benny Morris. Quella storia ci farà capire che non abbiamo di fronte due popoli che lottano sullo stesso piano, con pari diritti: ma un popolo colonizzatore ed un popolo indigeno, un oppressore e un oppresso. E la verità avrà altri occhi. D'altronde, lo hai ricordato tu stesso, "verità e potere non coincidono mai". Per questo ci si deve allontanare dal potere per avvicinarsi alla verità. Ecco perchè ti invito in Palestina: in Shoada Street, a Balata, a Male' Adumim. Laggiù anche le domande più acute si dimostrano inutili di fronte all'evidenza di un progetto, di fronte agli occhi umani a cui quel progetto vuole strappare lo sguardo. E sono certa che lo scrittore di Gomorra non potrà che capire.

Caterina Donattini"
Riporto anche l'intervento di Vittorio Arrigoni,

lunedì 4 ottobre 2010

Cuba

Fidel Castro è uno dei miei più grandi amici. Sono orgoglioso di essere fra quelli che appoggiano il diritto dei cubani a scegliere il proprio destino.
Le sanzioni che castigano i cubani per avere scelto l’autodeterminazione, si oppongono all’ordine mondiale che vogliamo instaurare. I cubani ci hanno donato tante ricchezze come l’istruzione per lottare e vincere. Sono un uomo leale e mai dimenticherò che nei momenti più oscuri della nostra patria, nella lotta contro l’apartheid, Fidel Castro era al nostro lato.


Questa frase è di Nelson Mandela. Pronunciata nella sua dichiarazione alla conferenza stampa con il presidente Bill Clinton a Città del Capo, in Sudafrica, il 27 marzo 1998. (Avrei voluto vedere la faccia di Clinton a sentire queste parole!!)
Invito tutti coloro che ne sanno poche su Cuba, che magari pensano di avere una loro opinione ma in fondo si rendono ben conto che si tratta solo dell'opinione che ci viene inculcata e che nulla di libero e personale c'è dentro questa loro idea, a leggere questo articolo di Gianni Minà.

Certo, già me li vedo quelli che stanno storcendo il naso e stanno per dire "Si, vabè, Minà difende sempre Cuba a spada tratta, che vuoi che ti dica". E invece no, per due ragioni: la prima è perché bisogna leggere tutte le opinioni e nessuno creda che leggere Repubblica, o altri, o vedere il Tg1, o altri, siano sinonimi di informazione scevra da opinioni; la seconda è che in questo articolo Minà riporta dichiarazioni di Obama, della Cia, di Amnesty International e Onu.

Lo so, è parecchio lungo, quindi ora proverò a riassumere i punti principali, anche se vi assicuro che merita di più spendere 5 minuti del proprio tempo a leggere l'originale che 2 a capire un riassunto. Ma tant'è. So che avete tutti sempre fretta e allora...un riassunto magari è meglio di niente.

L'articolo inzia dai numeri: ora a Cuba c'è un solo prigioniero politico. Si tratta di Rolando Jiménez Pozada, in carcere “per disobbedienza e per aver rivelato segreti di Stato”. I detenuti politici erano 27 lo scorso agosto, quando poi il ministro degli esteri spagnolo, Moratinos, insieme alla Chiesa cattolica riuscirono a intercedere su Raul Castro per la loro liberazione. Secondo Amnesty queste persone liberate erano state imprigionate per “aver ricevuto fondi o materiali dal governo degli Stati Uniti per porre in essere attività che la Revolución considerava eversive e pregiudiziali per Cuba”. Ma secondo il diritto internazionale, il finanziamento dall'esterno di una opposizione interna ad uno stato sovrano è illegale. La stessa cosa la dice Wayne Smith, capo dell’ufficio di interessi degli Stati Uniti a l’Avana dal 1979 al 1982, sotto il presidente Jimmy Carter. “Nessuno dovrebbe dare denaro ai dissidenti, e ancor meno con l’obiettivo di far cadere il governo cubano perché, quando si esplicita questo obiettivo, si mettono gli stessi dissidenti nella condizione di diventare agenti pagati da una potenza straniera per abbattere il proprio governo”.

Restiamo negli Usa. L'attuale presidente Barack Obama ha prorogato l’estensione della “Legge contro il commercio con il nemico”: legge che mantiene il blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba. Questo perché, ha scritto Obama di suo pugno, “la continuazione per un anno di queste misure riguardanti Cuba conviene agli interessi nazionali degli Stati Uniti”.
Minà, poi, sottolinea che Cuba è l'unico paese al mondo ad avere ancora questa misura: nel 2008 il presidente Bush la tolse anche alla Corea del Nord.
Da questo punto l'articolo parte in una raccolta di casi esemplari su cui la stampa internazionale ha taciuto (dalle fosse comuni in Colombia e Messico, fino al disastro cinese sui diritti umani), mentre si continua a fare una guerra mediatica contro Cuba.
Arrivo così alla fine dell'articolo, e della vostra pazienza forse, per dare un po' di date, numeri e citazioni.

1) In giro per il mondo, soprattutto nelle favelas del sud America, ci sono circa 70mila medici cubani che prestano il loro lavoro in luoghi dove spesso "non arrivano nemmeno le agenzie dell’Onu".

2) "Dalla Scuola di medicina de l’Avana, fondata 10 anni fa là dov’era la scuola della marina, sono già stati laureati più di settemila ragazzi, provenienti dai paesi più poveri del mondo, che hanno preso l’impegno di andare a esercitare la professione nei luoghi più impervi dei loro paesi".

3) In queste scuole ci sono perfino studenti dei ghetti delle grandi città nordamericane, che non avrebbero mai potuto diventare dottori nel paese più ricco del mondo. Non a caso, proprio Obama ha dichiarato: “L’impatto dei medici cubani nel sud del mondo è stato più vincente di molte nostre strategie politiche”.

4) "Qualche anno fa uno tsunami travolse le nazioni affacciate sull’Oceano indiano, l’Indonesia chiese all’Onu come organizzarsi in caso di ripetersi del terribile fenomeno. Bene, le Nazioni unite consigliarono di rivolgersi a Cuba, dove la Protezione civile era magari povera, ma efficientissima e organizzata".

5) Quando Cuba fu liberata dalla Rivoluzione castrista (questo ve lo scrivo io, ricordandomi del mio viaggio in quel Paese) l'Avana era "proprietà" di mafiosi americani e capitale americana (in questo caso intendo dell'intero continente) della prostituzione. A poche ore di volo da New York gente come Al Capone aveva i tropici e un paese dove poteva fare come gli pareva. L'Avana vecchia, ora patrimonio dell'Unesco, secondo i piani di Al Capone, supportati dagli Usa, sarebbe stata rasa al suolo per farci hotel a 5 stelle e locali notturni per statunitensi. Per fortuna è arrivato Castro.

6) E sulla prostituzione: che ne parliamo noi, con le nostre escort sdoganate, ha di certo un suo perché. Ma parlarne con il crocifisso al collo e scrollando il capo in tono moralistico, credo ci faccia fare ancora più una figura di merda.