lunedì 25 gennaio 2010

Vota Nichi, vota Nichi, vota Nichi...


Leggo con piacere della vittoria di Nichi Vendola in Puglia. I quasi 200 mila elettori di ieri hanno dato il vero senso alle primarie. Uno strumento che il Pd ha sempre adottato per legittimare un candidato già stabilito piuttosto che per farlo scegliere dall'elettorato. Ora, invece, i pugliesi hanno scelto in base alla propria volontà. E hanno scelto contro la linea dettata dai leader del partito. Hanno votato senza tenere conto delle alleanze strategiche con l'Udc. In sostanza, hanno votato in modo puro, cosa che i dirigenti del Pd, con la loro contrarietà a Vendola, hanno dimostrato di non capire.

Il Pd ora dovrà accettare la decisione delle persone e iniziare a riflettere sulla sua esistenza. Non a caso, la presidente del Pd, Rosi Bindi, in un'intervista a Repubblica dice "le Regionali devono essere un'occasione per costruire il partito e definire la sua collocazione politica". Infatti.

Innanzitutto, il Pd non ha capito che il suo elettorato avrebbe sostenuto Vendola. Oppure, se aveva intercettato questa volontà popolare, ha cercato di chiuderla sotto calcoli elettorali da ragionieri - dirigenti. E' arduo stabilire cosa sia peggio.
In secondo luogo, ha vinto un candidato non del Pd. Un candidato espressione di quella sinistra considerata estrema e radicale con cui il partito di Bersani non vuole avere più nulla a che fare.
Gli elettori hanno dimostrato, invece, che questa sinistra esiste e non ha intenzione di svendersi ai centristi. Hanno dimostrato che essere radicali significa semplicemente avere idee chiare di sinistra, concetto di difficile comprensione per un Pd che si affida persino a una liberista come la Bonino.
Questa vittoria di Vendola è, insomma, un segnale che può muovere le acque della palude in cui ristagnano tutti i partiti di opposizione.

Un segnale che se mette in crisi il Pd, deve allo stesso modo interpellare Vendola. Infatti, lui che ha operato una scissione da Rifondazione Comunista e ha fondato un partito con l'intento di entrare nell'orbita del Pd, si è visto negare proprio l'appoggio dal partito di Bersani. Il primo a opporsi alla sua ricandidatura è stata la volpe del Tavoliere (come lo chiamò Luigi Pintor), D'Alema. E, dietro a D'Alema, Bersani. Mentre un ex Margherita come Franceschini lo ha sostenuto e la Bindi ritiene oggi che il Pd avrebbe dovuto appoggiarlo dall'inizio. Una bella confusione che, però, non ci dice nulla di nuovo sul Pd, caotico partito del "maanchismo" veltroniano.
Il comportamento popolare in Puglia, però, ha un valore anche per Vendola che ora può ripensare la sua strategia e riconsiderare le sue posizioni. Decidere se usare il suo punto di forza per rivendicazioni all'interno del Pd, che possono valere solo fino a quando durerà la sua forza, oppure utilizzarlo per avviare un processo di ricostruzione a sinistra del Pd. Il popolo ha dimostrato di esserci. E non solo in Puglia.

Se si considerano le elezioni europee dell'anno scorso, Rifondazione (3,37%) e Sinistra e libertà (3,12%) hanno totalizzato il 6,5%, pur non superando, da sole, lo sbarramento e non entrando in Parlamento. Nonostante questa scomparsa di Rc e Sel dalle istituzioni, in Italia le persone che votano a sinistra continuano a esserci. Il Pd cerca di eliminarle ricattandole con la tagliola del "voto utile". Così che più si assottiglierà quello zoccolo duro che continua testardamente a non votare Pd, più D'Alema e Bersani avranno modo di rivendicare la correttezza del loro non trattare con le sinistre. Potranno sostenere, quindi, di non dovere tenere in considerazione i partiti di sinistra sempre più piccoli a livello elettorale, indeboliti dal voto utile al Pd.
In realtà, queste persone ci sono. Sta ora a Vendola, e Ferrero, raccogliere questi dati oggettivi e trasformarli in piattaforme politiche.
Il Pd, ora, potrà remare contro Vendola. Può anche arrivare a preferire la perdita di una regione alla vittoria di chi è stato voluto dalla gente, nonostante la sua linea. Se così sarà, il Pd segnerà definitivamente la sua fine, andando contro al responso delle primarie,(....e liberandoci dal ricatto del voto-utile).

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