sabato 24 aprile 2010

Ora e sempre Resistenza


Siamo alla vigilia del 25 Aprile, una delle date che questo blog vuole ricordare anche con il suo nome.
Le commemorazioni sono spesso solo retorica. Si celebra il sacrificio di tanti giovani che hanno combattuto e poi, nella realtà politica di tutti i giorni, ci si dimentica di quel sangue e di quello che ha prodotto.

Il caso di Senigallia è esemplare. Bandiere italiane, parole tronfie e dolore per le vittime della Seconda Guerra Mondiale. Onore ai partigiani e agli Alleati che hanno combattuto per la libertà di una terra che non era la loro.
Poi, passeggi sul lungomare, e vedi che dove fino a un anno fa c'era un campo di concentramento provinciale, usato sotto la Rsi per radunare anche gli ultimi ebrei rimasti, ora c'è una spianata. L'amminsitrazione della città, quella stessa amministrazione del Pd che si dice antifascista, antirazzista, per la Costituzione....e chi più ne ha più ne metta, ha demolito quella struttura per farci realizzare alberghi, residence, bar. Per ricordare quel posto ci sarà una bella targa!

Questo non è solo revisionismo. Questo è cancellazione, demolizione. E non solo della storia che è arrivata anche dentro questa città. Ma delle vittime che, ora, muoiono una seconda e terza volta. La seconda morte è appunto la distruzione del luogo in cui sono state detenute per fare spazio a chi andrà a farsi le vacanze, dedicando loro un pensiero, al massimo di cinque secondi, quanto basterà per la lettura della targa. La terza morte è il punto d'origine di tutto questo. Il fatto che sia il centro-sinistra della città a operare in modo simile, i figli di quelli che quella storia l'hanno subita, vissuta e combattuta in un certo modo, da una certa parte, ci fa ben capire quanto quel dolore e quella lotta non gli appartengano più.

Ora c'è il caso di Salerno. Dove il presidente della provincia getta fango sulla Resistenza. E pensare che Napoli si liberò da sola, grazie ai partigiani, prima dell'arrivo degli alleati. Come fecero tante altre città italiane.
Insomma, questo 25 aprile dobbiamo tenercelo stretto. E' la celebrazione della Liberazione (e non della Libertà come disse Berlusconi l'anno scorso a Onna). E la Liberazione è avvenuta su più piani. Ce ne fu uno fatto di fucili e morti. Ma ce ne fu anche un altro. Fatto di discussioni, strategie di lotta condivise, di condivisione con le persone anti-fasciste da sempre che non potevano prendere la via dei monti, ma volevano dare un contributo. Una lotta dove anche le donne hanno trovato spazio e dato un contributo fondamentale. Spesso caricandosi di rischi maggiori rispetto agli uomini, perché erano più esposte con la loro opera di "staffette".

Dalla Resistenza è nata la nostra Repubblica. E la tutela di questo principio, e della Costituzione che da questo valore discende, è la Resistenza cui oggi siamo chiamati. La Resistenza intesa non solo come atto di lotta e liberazione, ma come momento democratico in cui il popolo non attende "i liberatori" ma prende parte, si autodetermina e combatte. Alleati o no, Americani (o meglio, statunitensi) o no.

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